La battaglia del grano

Entusiasmo per l'annuncio dell'Anno I dell’era populista


L’ora delle colazioni irrevocabili batte sui cieli d’Italia!
La parola d’ordine è una sola: inzuppare! E inzupperemo!
Non so se alla multinazionale americana che produce gli Oro Saiwa serva un copy, ma nel caso mi offro gratis, tale è l’entusiasmo per lo stentoreo annuncio, datato 20 febbraio 2019, Anno I dell’era populista, che d’ora in poi i noti biscotti saranno prodotti solo con italiche sementi.
Naturalmente la comunicazione ufficiale percorre altre vie, parla di maggiore attenzione all’ambiente, al modo di produrre, alle materie prime, ma l’aggettivo ineluttabile, immarcescibile, irrevocabile è quello: italiano.
Del resto, è l’aratro che traccia il solco ma è il marketing che lo difende. E se sui social è tutto un fiorir di bandierine tricolori, spesso messe al contrario o scambiate per quelle irlandesi, non si vede perché la vendita al minuto debba restarne indenne. Anzi: l’esempio degli Oro Saiva (lo scrivo già senza lettere straniere, per comodità) potrebbe
essere solo il primo passo di una vera rivoluzione culturale.
La Coca Cola annuncerà presto che l’anidride carbonica con cui è addizionata è completamente composta di aria italiana.
Il grano saraceno dei pizzoccheri Barilla, prima della produzione verrà convertito da un sacerdote cattolico. Sempre Barilla, in omaggio al ministro Tria, che ieri ha benedetto l’occupazione neofascista di un edificio romano “perché lo tengono pulito”, starebbe pensando a una linea per veri patrioti: Balilla. Lo slogan: “Dove c’è Balilla, c’è
Casa.Pound”.
La zuppa inglese Bindi, quella dei ristoranti, cambierà il nome in zuppa tricolore. Via l’alkermes (è rosso), e la cioccolata (è scura), che saranno sostituiti da pomodoro e spinaci. Verrà una sbobba incommestibile...
Sull’onda degli Oro Saiva alla Patria, il governo starebbe inoltre pensando di introdurre coltivazioni autarchiche che, grazie al riscaldamento globale, ridurranno la dipendenza dai perfidi produttori mondialisti. Tra essi: il caffè di Brunico, il mango di Velletri, e naturalmente l’ananasso di Campobasso.
L’importante è non far sapere ai sovranisti del cereale che tutti i grani nascono un filo più a sud di Roma. Tipo quello creato modificando una spiga nordafricana, il celeberrimo Senatore Cappelli….


“Repubblica- 21 febbraio 2019”

Ultimo aggiornamento (Giovedì 28 Febbraio 2019 20:04)

 

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