Ciangottando
nel luglio Valtellinese
In questi anni sono stati numerosi i provvedimenti e le norme voluti dalla CE e da singoli stati europei per rendere più trasparente e tracciabile il cibo che ci arriva sul piatto: quelli su latticini e prodotti caseari, olio, uova, pomodori, carni… forse un po’ meno, la Comunità Europea, si è adoperata per sollecitare le Grandi Sorelle del Cibo ad una maggior attenzione e responsabilità nella composizione dei “cibi industriali” che non di rado hanno assunto una vera e propria natura di CIBO SPAZZATURA (junk food).
Anche la progressiva
moderazione delle Aziende nell’uso della mortifera accoppiata GRASSO &
ZUCCHERO è, probabilmente, l’effetto indotto di una tendenza, uno stile di vita
più salutistico da parte di un sempre maggior numero di cittadini/consumatori
che vanno a influenzare le decisioni dei produttori, piuttosto che il frutto di
una coerente politica comunitaria a favore della salute dei cittadini, ma anche
dell’habitat naturale.
Per orientare e indirizzare i produttori di alimenti ad un uso compatibile dei vari tipi di dolcificanti, da alcuni anni nel Regno Unito (UK) è in sperimentazione la SUGAR TAX che, come spiega chiaramente il nome, va a colpire con imposizioni fiscali progressive l’abuso di zucchero aggiunto ai cibi industriali, confezionati con l’unico scopo di renderli irresistibili al palato dei consumatori.
È sinceramente impressionante scoprire che in bibite di pochi centilitri o in yogurt e succhi di frutta monoporzioni si possa celare il corrispettivo di 3/4 zollette di zucchero.
“... la storia europea della
tassazione sui cibi spazzatura ha radici antiche e inizialmente alcuni stati
hanno emanato leggi sullo zucchero, sui dolci e sulle bevande analcoliche (beni
voluttuari) ignorando il potenziale effetto sulla salute e l’ambiente, ma
badando solo all’effetto sulle finanze pubbliche. Già nel 1922 la Danimarca
impose prelievi fiscali sui prodotti con un alto contenuto di zucchero, poi nel
1981 in Norvegia fu introdotta la tassa su dolci, cioccolatini e bevande
analcoliche e più oltre Finlandia, Ungheria… La
tassazione degli alimenti può rappresentare uno strumento in grado di
influenzare i comportamenti dei consumatori nei confronti del cibo. Se ben
utilizzate, le tasse possono determinare profondi cambiamenti nel quadro
epidemiologico della popolazione nel lungo periodo riducendo in maniera
significativa la spesa sanitaria di uno stato. L’approccio dominante
individuato nella letteratura è l’imposizione di tasse sul “cibo spazzatura”
con lo scopo di incrementare il gettito fiscale. Questa tipologia di tasse grava
principalmente sul consumatore ed è fortemente contrastata dalle lobby delle
grandi industrie.”
Mi viene da pensare
che, qualora un simile provvedimento fosse attuato in Italia, il ricavato delle
imposte applicate, o parte di esso, potrebbe essere girato alle aziende che non
“drogano” i loro prodotti con iniezioni massicce di glucosio, fruttosio,
lattosio, edulcoranti sintetici e via discorrendo.