“…..In un momento storico in cui certe ideologie e politiche discriminatorie, con forti richiami ad un passato meschino, si stanno riattivando in tutto il mondo...arriva un virus e ci fa sperimentare che, in un attimo, possiamo diventare noi i discriminati, i segregati, quelli bloccati alla frontiera, quelli che portano le malattie. Anche se non ne abbiamo colpa, anche se siamo bianchi, occidentali….
In
una società fondata
sulla produttività e sul consumo, in cui corriamo tutto il giorno dietro a non si sa bene cosa... da un
momento all'altro, arriva lo stop !
Per giorni e giorni barricati in casa a fare i conti con un tempo di cui
abbiamo perso il valore, se non è misurabile in compenso, in denaro...Sappiamo
ancora cosa farcene?
In una dimensione in cui le relazioni, la comunicazione, la socialità
sono giocate prevalentemente nel virtuale dei social network, dandoci
l'illusione della vicinanza, il virus ci toglie quella vera di vicinanza,
quella reale: che nessuno si tocchi, niente baci, niente abbracci, a distanza,
nel freddo del non-contatto.
In una fase sociale in cui pensare solo al proprio orticello è diventata
la regola...il virus ci manda un messaggio chiaro: l'unico modo per uscirne
è la reciprocità, il senso di appartenenza, la comunità...qualcosa
di più grande di cui prendersi cura e che si
prende cura di noi. Sentire e
comprendere che dalle nostre azioni dipendono le sorti non solo nostre, ma
anche di tutti quelli che ti circondano.
Allora….se smettiamo di domandarci di chi è la colpa o perché è accaduto tutto
questo, ma ci domandiamo cosa possiamo imparare da questo, credo che
abbiamo tutti molto su cui riflettere ed impegnarci.
Perchè con il Cosmo e le sue leggi,
evidentemente, siamo in debito spinto.
Ce lo sta spiegando il virus, a caro prezzo." (da un testo di F.
Morelli)