Benvenuto nel Gruppo di Acquisto Solidale di Morbegno!
SOCI in…..ARTE
Che il Mondo dei nostri socigas sia
uno spaccato abbastanza probante della popolazione che dimora in Bassa Valle,
credo si possa darlo per acquisito: lavoratori dipendenti, liberi
professionisti, insegnanti, pensionati, esercenti….
E fra questi…. alcuni che si
dilettano, per passione, per studio, per professione nella nobile arte
dell’Arte nella sua più vasta accezione.
Comincio con una rassegna di musici, quasi a kilometro zero, che in
questi giorni hanno ripreso le loro scorribande sonore, volti ad allietare un
momento storico quanto mai bisognoso di sollevanti svaghi, in sicurezza e in
distanziamento, evidentemente.
Mi aspetto altre presentazioni di
musicisti, attori, pittori, acrobati e saltimbanchi, la nostra web- paginetta è
aperta, direi anche per amici non ancora gas-iscritti, ma comunque in zona
eco/bio/sostenibile.
Villiam
Ultimo aggiornamento (Sabato 11 Luglio 2020 22:20)
Impara l’Arte e ... fanne Parte
UN INVITO A CAPIRE
“…..In un momento storico in cui certe ideologie e politiche discriminatorie, con forti richiami ad un passato meschino, si stanno riattivando in tutto il mondo...arriva un virus e ci fa sperimentare che, in un attimo, possiamo diventare noi i discriminati, i segregati, quelli bloccati alla frontiera, quelli che portano le malattie. Anche se non ne abbiamo colpa, anche se siamo bianchi, occidentali….
In
una società fondata
sulla produttività e sul consumo, in cui corriamo tutto il giorno dietro a non si sa bene cosa... da un
momento all'altro, arriva lo stop !
Per giorni e giorni barricati in casa a fare i conti con un tempo di cui
abbiamo perso il valore, se non è misurabile in compenso, in denaro...Sappiamo
ancora cosa farcene?
In una dimensione in cui le relazioni, la comunicazione, la socialità
sono giocate prevalentemente nel virtuale dei social network, dandoci
l'illusione della vicinanza, il virus ci toglie quella vera di vicinanza,
quella reale: che nessuno si tocchi, niente baci, niente abbracci, a distanza,
nel freddo del non-contatto.
In una fase sociale in cui pensare solo al proprio orticello è diventata
la regola...il virus ci manda un messaggio chiaro: l'unico modo per uscirne
è la reciprocità, il senso di appartenenza, la comunità...qualcosa
di più grande di cui prendersi cura e che si
prende cura di noi. Sentire e
comprendere che dalle nostre azioni dipendono le sorti non solo nostre, ma
anche di tutti quelli che ti circondano.
Allora….se smettiamo di domandarci di chi è la colpa o perché è accaduto tutto
questo, ma ci domandiamo cosa possiamo imparare da questo, credo che
abbiamo tutti molto su cui riflettere ed impegnarci.
Perchè con il Cosmo e le sue leggi,
evidentemente, siamo in debito spinto.
Ce lo sta spiegando il virus, a caro prezzo." (da un testo di F.
Morelli)
Ultimo aggiornamento (Martedì 10 Marzo 2020 23:12)
Chilometro ZERO, ma non solo
Noi Socigas cerchiamo di ridurre il nostro impatto ambientale anche grazie a corrette scelte alimentari; preferiamo, per esempio, i cibi a chilometro zero, cioè quelli prodotti il più vicino possibile a noi da coltivatori e allevatori locali. Questi cibi hanno molti vantaggi: sono stagionali e generalmente freschi, sono spesso più saporiti di quelli colti non maturi o congelati per “sopportare” un lungo viaggio; possono essere più economici quando sono parte di una filiera corta che eviti molti passaggi di mano. Inoltre favoriscono l’economia locale, hanno un ridotto impatto sull’ambiente perché richiedono meno imballaggi e producono meno emissioni inquinanti nel trasporto.
Eppure potrebbero NON ESSERE questa la scelta più eco-sostenibile, come sostengono da anni molti studiosi e di recente lo ha spiegato la ricercatrice Hannah Ritchie in un articolo di Vox.
Sostiene, ad esempio, che il consiglio di consumare prevalentemente cibo locale, suggerito anche dalle Nazioni Unite, possa risultare fuorviante perché le emissioni dovute al trasporto dei prodotti sono una percentuale molto piccola sul totale di quelle causate dall’industria alimentare.
Non esiste una stima unanime sulla quantità delle emissioni inquinanti causate dall’industria alimentare – che includa anche conservazione, imballaggio e trasporto – ma secondo un rapporto delle Nazioni Unite aggiornato al gennaio 2020, l’Agro-Industria è responsabili del 20/37 per cento del totale delle emissioni di gas serra prodotte dall’uomo.
Le emissioni dovute al trasporto rappresentano una percentuale molto piccola rispetto a quelle causate dalla deforestazione o all’allevamento. Secondo un rapporto della FAO pubblicato nel 2006, l’allevamento è responsabile del 18 per cento del totale delle emissioni di gas serra prodotte dall’uomo... Secondo un articolo pubblicato nel 2009 dal Worldwatch Institute andrebbe invece portata al 51 per cento perché bisogna calcolare anche le emissioni legate al disboscamento per fare spazio agli allevamenti e al mancato assorbimento di anidride carbonica che provoca.
Il Grafico considera 29 prodotti alimentari e di ogni uno indica la quantità di emissioni di gas serra causata dallo sfruttamento della terra (pezzetto verde), dall’allevamento e dalla coltivazione (compreso l’uso di fertilizzanti), dal mangime, dalla lavorazione (blu), dal trasporto, dalla refrigerazione e conservazione, infine dall’imballaggio.
Il trasporto è il quinto pezzettino da sinistra, caratterizzato dal color rosa
(Parte prima)
Ultimo aggiornamento (Domenica 08 Marzo 2020 20:15)
COME STA IL BIO in Italia ?
Continua, invece, la marcia dei portali per la vendita online di prodotti bio che, negli ultimi cinque anni, hanno registrato una crescita di oltre il 56%, passando dai 240 siti del 2014 ai 375 del 2018. Come l’anno precedente, la seconda migliore performance è quella dei ristoranti bio che nello stesso periodo sono aumentati del 36,5%. Seguono le mense biologiche (+12,5%), i mercatini (+6,8%) e i negozi specializzati (+0,4%); in calo, invece, le aziende bio con vendita diretta, che registrano un calo dell’1,6%.
Continua il trend negativo per gli agriturismi (-5,6%) e per i gruppi di acquisto (-10,5%). Quasi quattro attività biologiche su dieci si concentrano in sole tre Regioni italiane, le stesse dell’anno precedente; al primo posto per numero di aziende si piazza la Lombardia, con 1.418 imprese censite nel 2018, una in più rispetto al 2017. Segue ancora l’Emilia Romagna, con 1.325 attività, e la Toscana, dove se ne contano 1.128.
In 10 anni, le vendite di prodotti bio sono raddoppiate nei negozi specializzati, mentre nei supermercati e in altri canali di vendita è addirittura quadruplicato. Nello stesso periodo, il mercato italiano del biologico è passato da 1,6 miliardi di euro a 4,1 miliardi: un aumento del 164%.”
Personalmente credo che indietro non si torni, ci potranno essere piccoli rinculi seguiti da ripartenze più o meno spumeggianti, ma la scelta dei cittadini/consumatori per un cibo sano, pulito e giusto, per chi lo consuma e per chi lo produce, ritengo sia un processo irreversibile. Che poi i GAS siano in grado di intercettare, almeno in parte, questa linea di tendenza è tutta un’altra storia, anche rispetto alla politica pan/consumistica della Grande Distribuzione che vuole occupare ogni spazio di richiesta dei possibili clienti. Per ora il nostro GAS continua la sua costante e inarrestabile crescita, se ne riparla fra un anno…
villiam
Ultimo aggiornamento (Giovedì 20 Febbraio 2020 17:47)
Nutri-score BIS
Mentre in Francia si amplia progressivamente il numero di aziende, conglomerati produttivi, catene di supermercati…. che adottano volontariamente l’etichetta a semaforo e la Germania ne ha deciso l’adozione a 5 colori con un annuncio ufficiale della ministra dell'alimentazione e dell’agricoltura, J. Klockner... in Italia ?... “L’industria alimentare e le istituzioni hanno fatto muro contro il Nutri- Score dipinto come una grave minaccia per il “made in Italy”. L’etichetta a semaforo non è contro qualcosa, ma è un’indicazione chiara per la nostra salute che semplifica la lettura delle etichette dei prodotti, al di là degli slogan e delle tabelle indecifrabili ai più” (Altroconsumo 11/2019)
Purtroppo, contrariamente a quando scritto in precedenza, la Nestlè ha deciso di non adottare l’etichetta a semaforo per i prodotti venduti in Italia. Quindi dobbiamo ancora attingere dall’intraprendenza francese che promuove una nuova sperimentazione per rendere le etichette dei prodotti alimentari sempre più chiare e comprensibili, così da garantire al cittadino/consumatore una scelta consapevole fra le centinaia di opzioni di acquisto. Nel corso del primo semestre del 2020, Intermarchè, una delle più grandi catene di supermercati, adotterà progressivamente una nuova etichettatura per evidenziare in modo semplice ed intuitivo: il LUOGO di PRODUZIONE, il LUOGO di TRASFORMAZIONE, la PERCENTUALE di ingredienti francesi utilizzati per i prodotti alimentari.
Sulla base delle normative europee in materia, l’attuale dicitura “made in France”, piuttosto che “made in Italy”, infatti, indica unicamente il luogo in cui è avvenuta l’ultima significativa trasformazione del prodotto, ne sappiamo bene noi, terra di bresaole e di pizzoccheri o pensiamo ai dolci natalizi che fra un po’ ricopriranno le nostre tavole (le uvette, i cedri, le scorze di arance, mandorle, noci, fichi, uova, latte, vaniglia, la stessa farina utilizzata come “base”…. ) difficilmente tutti gli ingredienti sono di origine nazionale.
Nel frattempo anche in Italia cominciano ad apparire le prime alternative al Nutri-Score; una è stata proposta dalla Federalimentare che “rappresenta, tutela, e promuove l’industria italiana degli Alimenti e delle Bevande”- dal sito di Feder.- Sempre sul medesimo si può leggere:
“Guerra delle etichette: il governo sposa la battaglia di Federalimentare
L’Italia a giorni presenterà all’UE l'etichetta a batteria, controproposta al Nutriscore
Nei prossimi giorni il governo italiano consegnerà alla Commissione Ue una controproposta al Nutriscore, l’etichetta a semaforo ideata dai francesi che assegna un colore, e dunque un “via libera” o meno, ad ogni alimento in base al livello di zuccheri, grassi e sale. La proposta italiana è denominata invece “etichetta a batteria” e prende in esame non i singoli cibi, ma la loro incidenza all’interno di una dieta. L’iniziativa italiana, di fatto, sposa la battaglia che da anni porta avanti Federalimentare a difesa della salute e del Made in Italy.
Il meccanismo del Nutriscore – spiega il presidente Ivano Vacondio - metterebbe sullo stesso piano alimenti molto diversi, a discapito delle eccellenze della dieta mediterranea, celebrata in tutto il mondo come la più sana. Ne farebbero le spese prodotti determinanti quali l’olio extravergine di oliva, il parmigiano e il prosciutto crudo, solo per fare degli esempi”
Per comprendere meglio la proposta- www.etichettabatteria.it
Ogni uno di noi può fare il confronto e trarre le opportune conclusioni, intanto si può dire che il Nutri-Score abbia cominciato a smuovere le acque, ogni passo in avanti verso la trasparenza, la chiarezza, la tracciabilità della filiera alimentare è sempre un punto a favore per noi cittadini/consumatori.
Ultimo aggiornamento (Giovedì 12 Dicembre 2019 15:58)